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Modelle monelle


di Membro VIP di Annunci69.it Ginocondor65
27.12.2024    |    116    |    0 8.0
"Il vecchietto pompava come un toro..."
La modella è, nell'immaginario collettivo, sinonimo di avventura, notte brava, perdizione.
Le cronache sono piene di storie nelle quali proprio queste divinità partorite dalla grande meretrice Moda si sono macchiate di scandali, da Terry che uccise l'amante e divenne caso mediatico e protagonista del romanzo "Sotto il vestito niente", alle pantere delle passarelle che finiscono col far collezione di amanti e diamanti.

Questa storia invece vola un po' più bassa, cioè nella realtà di tutti i giorni e parla di una provincia Umbra da dove partirono quattro amiche monelle, prim'ancora che modelle. Una bionda, fidanzatissima con un provetto calciatore. Una moretta coi capelli a caschetto, che non disegnava di trascorrere qualche fine settimana remunerato in Trentino. Una riccia rossa che partiva dalla povertà. E una giunonica fanciulla che si dedicava a sollazzare gli imprenditori della zona.

Fu così che finii per innamorarmi della più umile, convinto di poterla strappare alla propria condizione, quand'ancora credevo nell'amore. Da allora la sorte mi ha riservato alcune avventurose nottate con modelle e attrici non protagoniste (non molte per la verità, ma di gran profondità), ma questa storia non mi ha mai abbandonato.

Cambierò i nomi, quel tanto che basta per tenere lontano questo poker di donne dall'essere riconosciute come meriterebbero.
Rossana, questo il nome della mia rossa, era longilinea: aveva un bel culo sodo, una seconda di seno e un sorriso affascinante. Faceva girare la testa a molti, nella propria realtà. Aveva avuto le proprie esperienze, col titolare di un negozio di abbigliamento, con un calciatore professionista che la usava come svuotapalle, con un ricco ristoratore anziano. Lei ventenne, lui settantenne (quest'utlimo), l'aiutava economicamente dietro il pagamento di qualche attenzione. Una masturbazione sull'auto nuova che lei aveva potuto comprare grazie a lui, qualche bocchino nell'arco della settimana e la fica, una volta al mese, in prossimità della scadenza della rata.

Avevo incontrato Rossana a una festa privata in una villetta di Milano Marittima. Ci eravamo piaciuti ed eravamo finiti sulla spiaggia a massaggiarci, a leccarci, a succhiarci. Insomma, una sana scopata al chiar di luna. Lei di mano andava alla grande, si vedeva che aveva una grande esperienza col polso e col ritmo che imponeva al cazzo. Di gola svolgeva il proprio servizio, senza troppa passione. La fica era ancora transitabile e non slabbrata. Il culo no, non ancora. Ed era quello l'obiettivo al quale puntavo. Usciva sempre con le amiche e ciascuna portava il rispettivo uomo.

La bionda Francesca era attaccata come una cozza al calciatore e facevano, in realtà, vita monogama.
La moretta coi capelli a caschetto, l'unica che aveva sfilato a Milano, portava sempre un uomo più maturo, lei 30 anni, lui 50 con naturalezza e una discreta dose di soldi. La giunonica, Silvia, cambiava spesso accompagnatore. Una pizza, due risate, grandi scopate nella freschezza dei vent'anni.

Mi ero innamorato perdutamente di Rossana. Per lei avevo lasciato la mia donna, per lei andavo a cercarmi le camere più graziose degli hotel tre stelle, dove liberare i nostri freni e i nostri fremiti ogni volta che la raggiungevo, abitando io a una quarantina di chilometri di distanza. E lei ripagava queste attenzioni, i ristoranti, i fiori, con un crescendo di passione. Si applicava. E devo dire che anche nei pompini sembrava migliorare di settimana in settimana.

Fu la biondina a mettermi in guardia. "Fai attenzione - mi disse un giorno mentre stavamo camminando in gruppo ma un po' distanziati, nella pineta - Rossana è come un'ape che svolazza di fiore in fiore". Non le detti attenzione, ma il tarlo iniziò a impossessarsi di me. Così un giorno la raggiunsi mentre era impegnata nella settimana della moda a Milano. Lei dormiva in un albergo due stelle con le sue colleghe, sotto il coordinamento di un direttore commerciale. Sapevo, per avermelo detto lei quando eravamo entrati in confidenza, che poco prima del casting lui se l'era chiavata nel camerino. Faceva così con tutte. Ma lo aveva piccolo, aveva detto Rossana. A me la storia aveva procurato una certa eccitazione e, confesso, speravo in cuor mio di beccarla a letto con quello, quando riuscii a farmi dare una doppia chiave (previa mancia di 50 euro al concierge) e mi nascosi nell'armadio della camera. Invece Rossana rientrò dopo la cena con la bionda. Entrambe con poco seno. Rossana col più bel culo. Si fecero la doccia, prima l'una poi l'altra. Si infilarono nel letto coperte dal solo lenzuolo (era estate) e notai che c'era uno strano movimento su quel materasso. Lasciai lo sporto socchiuso, cercando di sbirciare senza essere visto. Vidi, attraverso il riflesso nello specchio, la rossa che se ne stava a gambe divaricate, la testa affondata nel cuscino, le mani che strongevano il lenzuolo. Non ci voleva molta immaginazione per capire che l'altra. la bionda, aveva sprofondato la propria bocca sul sesso di Rossana e stava leccando la passera come fosse un gelato che si scioglie al sole. Non durò molto la scena, perché Rossana iniziò ad ansimare e io dovetti tirarmi fuori l'uccello che strappava i boxer sotto i jeans. Lo afferrai e iniziai a massaggiarmelo, a stringerlo, a sbatterlo e in pochi istanti ero già su di giri, tanto da dover prendere un tanga della mia rossa e riempirlo di sborra proprio mentre Rossana stava gridando soffocata "veeengoooooo". Erano così stanche che non andarono neppure a pulirsi in bagno e poco dopo il loro respiro si era fatto già pesante. La bionda dormiva nuda, il culo in aria, abbracciata a Rossana che era sprofondata nel sonno e, come al solito, russava con leggerezza. Uscii dall'armadio in punta di piedi e cercando di non far rumore sgattaiolai fuori dalla camera, per recuperare l'uscita dell'hotel.

Eccitato da quella scena, ogni volta che le leccavo la passera, continuavo a vedere la bionda che si metteva tra le sue cosce. Avrei voluto confidarle quel peccato, ma non avevo coraggio.

Qualche tempo dopo la raggiunsi in Trentino a casa di un top manager di una multinazionale, trovandola nell'anticamera della suite, mentre la sua amica col caschetto corto si stava facendo montare un paio di metri più in là, senza neppure aver chiuso la porta. La immaginai complice di quel gioco e mentre lei con l'indice mi indicava di far silenzio, le afferrai la scapola, la spinsi in gioncchio, sfoderai la nerchia e gliela cacciai in gola. Osservando la sua nuca che andava avanti e indietro, mentre ascoltavo gli altri due che si scambiavano effusioni: sei un porco, ti sfondo maiala, fammi godere, troia prendilo nel culo, sbattimi da maschio in calore, sei una bagascia. Sborrai in gola a Rossana come non avevo fatto mai, una venuta luuunga, sapendo che lei non avrebbe potuto far altro che ingoiare il mio nettare.

Poche settimane dopo incontrai di nuovo la bionda a passeggio per il paese. Era sola e ne approfittai per invitarla a bere un caffè. Le raccontai cosa era successo a Milano e lei arrossì. "Se non mi fai un pompino - le dissi - potrei parlarne col tuo uomo, così magari facciamo una cosa in quattro". "No, non puoi bastardo" rispose, "mi sposo tra un mese e così mandi tutto all'aria".

Ci appartammo in auto, ma contrariamente ai propositi, non successe niente. Perché lei, la bionda, mi fece una rivelazione: "Vuoi sapere chi è davvero Rossana? Sai che lei frequenta una scuola di teatro... Vai lì e cerca di entrare senza fartene accorgere, mi ringrazierai". Così feci. Mi nascosi in un palco al secondo ordine, con vista sul palco e la vidi entrare con una veste da antica romana. Il direttore, un anziano pure lui, le intimò di ripetere due, tre, quattro volte la scena. Alla fine le disse: "Sei una cagna sul palco, così non posso farti recitare". "Ma direttore - replicò lei - sono mesi che vengo a fare ripetizione, mia madre vuole assistere alla recitazione...". Lui non fece una piega, salì i tre gradini che lo speravano dal piancito e la raggiunse. Le carezzò il volto, le slegò il nodo della veste e la trovò col seno scoperto. Lei aveva solo lo slip, che lui le strappò. La piegò sulla sedia, mettendola a pecorina, mentre si stava masturbando e contemporaneamente le frugava tra le cosce.
"No, oggi no" cercò di opporsi lei. "Zitta troia" disse, infilandoglielo in profondità mentre lei urlò: "Noooo. Mi fai male".
Vedevo solo la schiena di lui. E sentivo la voce di lei: "Fai piano, mi fa male, mi fa male".
Rimasi senza parole, pensando che il vecchietto avesse un cazzo enorme se questa era la reazione.
Passarono pochi secondi e sentii la voce di lui farsi gutturale: "Hai un culo stupendo. Chissà cosa pensa il tuo fidanzato quando te lo sfonda". "No. No. Noooo. N-o-oo. Il culo non lo do a nessuno".
Ansimava, ma non era come al solito. La sua voce era come rotta. Forse stava reagendo, a modo suo. E stavo per alzarmi, quando una mano mi bloccò. Non mi ero accorto di avere una figura accanto. Era l'amica giunonica, che stava osservando pure lei la scena. "Sshhhhh" mi disse. Notai una lucina al cellulare. Stava riprendendo la scena. "Ma che fai?" le chiesi sottovoce. "Quel porco si approfitta della ragazze" mi rispose. "Lo sto riprendendo per costringerlo a smetterla".
La situazione era più complicata di quello che vedevo. "Vedi - mi sussurrò lei all'orecchio - se la sta inculando".
Non ci potevo credere. La mia Rossana, che mi negava il piacere del culo, lo dava così a un vecchio bavoso.
"Lei ha bisogno di riscatto, ma in verità è una maiala".
"Ma come ti per....".
Smise di riprendere. Aprì una cartella delle fotografie e mi fece vedere la mia lei che sbocchinava il vecchio ristoratore in auto, la mia lei che veniva deflorata dal calciatore fidanzatissimo con la bionda nella cucina di casa, la mia lei scopata da due uomini in un parcheggio. "E' una maiala ma è un'amica" mi sussurrò. Io faccio queste foto per aiutarla a uscire da queste situazioni, ma è più forte di lei. Ero disarmato. Il silenzio, il buio, quella situazione. Il vecchietto pompava come un toro. Evidentemente aveva preso qualche pillola perché durava da un po'. Nel culo. Ma dai.
La modella giunonica mi guardò quasi con commiserazione. "Lasciala perdere. E' una ninfomane, ma voglio evitare che gli altri se ne approfittino". Poi, visto il mio sguardo perso, senza dire altro mi slacciò i pantaloni. Avevo il cazzo moscio, ma non ci volle molto a sentirlo gonfiare nella sue mani esperte. Lei si chinò in mezzo alle mie gambe.
Io vedevo l'amore sfumare, sentivo lui che la possedeva e lei che aveva smesso di lamentarsi.
"Sfondami, spaccami il culo" stava dicendo Rossana, proprio lei.
L'amica mi stava succhiando il cazzo. Allungai febbrilmente le mani, estrassi i suoi meloni, li massaggiai con dolcezza mentre con la testa lei andava in su e in giù, con regolarità. Un'onda di sperma le inondò la bocca, lei riuscì a tenerne un po', ma dovette cedere al fiotto e lo lasciò scivolare sulle tette. Gliele leccai per ripulire il tutto. Cercai la sua fica. Lei mi disse con gli occhi: no. Non andai oltre. Mi ricomposi, proprio mentre il vecchietto stava esplodendo in silenzio.
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